Summerhouse
Poulsson & Lærum
Øverbergveien 1
Nesøya
Asker
Norway
Finished 2016
Ecco un’altra sorprendente casa, apparentemente semplice nella sua organizzazione chiara e razionale: passare dalle foto del cantiere al realizzato è un piccolo viaggio nelle procedure progettuali di Hjeltnes. Sorprendente nella capacità di declinare il tema della residenza, questa casa è una ulteriore riprova dell’assunto di Knutsen che la natura, se osservata e conosciuta nel profondo, è costante maestra della forma. La struttura verticale delle betulle che circondano la casa lascia emergere un grande masso di granito, liscio e arrotondato, che diviene il sito che l’architetto sceglie per insediare questo rifugio domestico. Fare spazio nella natura, ecco l’assunto di questa casa, ma rendere geometria l’apparente casualità del naturale. Una pianta quadrata organizza una casa ad U che si affianca alla massa degli alberi che suggeriscono l’ordine della struttura lignea lasciata in vista nell’opera finita, organizzando una corte semiaperta nel livello più alto che recupera il diretto contatto con quel sasso forte e liscio su cui si poggia. La trama fitta del reticolo spaziale delle strutture lignee che leggiamo nelle foto di cantiere, così coerente con il gruppo di alberi che ne lambisce il margine, si trasforma - nella casa realizzata - nella trama geometrica che tutto organizza: l’ordine delle facciate, la struttura della pianta e la sua organizzazione, la figura delle facce interne dell’architettura. Ovunque la costruzione mostra chiaramente la regola compositiva e in base alla quale sono state strutturate lo spazio, le superfici, le sue più piccole parti nel chiaro rapporto tra ciò che sostiene e ciò che è portato e che di volta in volta divide, scherma, contiene. A questo punto, a differenza della maggior parte delle sue altre case, Hjeltnes inserisce legittimamente colori nelle parti non strutturali che sembrano attingere al repertorio cromatico che quegli alberi assumono via via nelle diverse stagioni: rosso bruno, amaranto, marrone, verde. Così dai confortevoli spazi interni, in costante contatto con quell’esterno cui tendono a congiungersi percettivamente ed emotivamente, si ha la sensazione di essere una sola cosa con la Natura: stesse materie, stessi colori, stesse atmosfere. Questo raffinato riparo poi si trasforma in un terrazzo pergolato dove la struttura si palesa nella sua semplice tridimensionalità ed ogni cosa ritrova il suo ordine e la sua ragione di essere: la roccia liscia e levigata, l’odore degli alberi, l’aria e la neve nel lungo inverno. La costruzione realizzata raggiunge una misura contenuta e chiara dello spazio, condizione che permette, al fortunato abitatore, di conoscere e misurarsi con l’infinità della Natura come sempre accade quando il costruito diviene Architettura.
Nicola Flora